Pubblicato in: didattica, filosofia

Della “tristezza” degli uomini: il rapporto tra potere e politica


N. Machiavelli, Il Principe, cap. XVII

«Nasce da questo una disputa: s’elli è meglio essere amato che temuto, o e converso. Respondesi, che si vorrebbe essere l’uno e l’altro; ma, perché elli è difficile accozzarli insieme, è molto piú sicuro essere temuto che amato, quando si abbia a mancare dell’uno de’ dua. Perché delli uomini si può dire questo generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti tua, òfferonti el sangue, la roba, la vita, e figliuoli come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, e’ si rivoltano. E quel principe che si è tutto fondato in sulle parole loro, trovandosi nudo di altre preparazioni, rovina; perché le amicizie che si acquistono col prezzo e non con grandezza e nobiltà d’animo, si meritano, ma elle non si hanno, et a’ tempi non si possono spendere. E li uomini hanno meno respetto ad offendere uno che si facci amare, che uno che si facci temere; perché l’amore è tenuto da uno vinculo di obbligo, il quale, per essere li uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto; ma il timore è tenuto da una paura di pena che non ti abbandona mai. Debbe non di manco el principe farsi temere in modo, che, se non acquista lo amore, che fugga l’odio; perché può molto bene stare insieme esser temuto e non odiato; il che farà sempre, quando si astenga dalla roba de’ sua cittadini e de’ sua sudditi, e dalle donne loro: e quando pure li bisognassi procedere contro al sangue di alcuno, farlo quando vi sia iustificazione conveniente e causa manifesta; ma, sopra a tutto, astenersi dalla roba d’altri; perché li uomini sdimenticano piú presto la morte del padre che la perdita del patrimonio. Di poi, le cagioni del tôrre la roba non mancono mai; e, sempre, colui che comincia a vivere con rapina, truova cagione di occupare quello d’altri; e, per avverso, contro al sangue sono piú rare e mancono piú presto.»

A tuo avviso è condivisibile la tesi machiavelliana della radicale “tristezza” (malvagità, corruzione) del genere umano? Su questa concezione antropologica – che al Machiavelli pare evidente alla luce dell’indagine storica e della esperienza personale di diplomatico – infatti, si fonda la sua visione politica. Il potere, che va comunque utilizzato per il bene supremo dello stato e della comunità ad esso sottesa, non può che mostrare un volto crudele, spietato, basato sull’uso, sia pure “prudente”, del terrore, perché altrimenti perderebbe la sua “efficacia”, la sua “effettività” in relazione agli esseri umani verso cui è rivolto.

Trovi che la concezione machiavelliana sia universalmente valida e applicabile ai contesti socio-politici in cui ti trovi inserito come persona, studente, giovane cittadino/a? In che rapporto si trovano oggi “potere” e “politica”? Fermo restando che il supremo fine dell’agire politico sia il Bene della collettività, fino a che punto sono tollerabili “mezzi” non conformi alla stessa natura del fine? (Per esempio: imporre la pace con la guerra e il terrore.)

Ultima quaestio: quale insegnamento possiamo trarre dal pensiero machiavelliano in relazione al desolante scenario da “morte (o desertificazione) della politica” che ci viene offerto dalla situazione in cui si dibatte attualmente il nostro paese?

Autore:

Ho studiato filosofia presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e mi sono laureato nel 1990, relatore il prof. Gabriele Giannantoni, con una tesi in storia della filosofia antica intitolata "Vivere significa morire: analisi di alcuni frammenti eraclitei". Sono socio della SFI - Società Filosofica Italiana di cui curo il sito web. Da alcuni anni mi interesso di Pratiche Filosofiche e Consulenza Filosofica, collaborando con riviste scientifiche del settore, sulle quali ho all'attivo decine di pubblicazioni. Dal 2004 svolgo la professione di Consulente Filosofico e ho promosso una serie di iniziative filosofiche (Caffè Philo, Dialogo Socratico, Seminari di gruppo) aperte al pubblico. Attualmente insegno filosofia e storia presso il Liceo "I. Vian" di Bracciano (Liceo Classico sezione X). Utilizzo la filosofia in pratica sia durante le lezioni ordinarie che in altre "straordinarie" occasioni (passeggiate filosofiche nel bosco, dialoghi socratici a tema, ecc.). A scuola provo a tener aperto uno "sportello" di consulenza filosofica rivolto ai grandi ed ai meno grandi.

19 pensieri riguardo “Della “tristezza” degli uomini: il rapporto tra potere e politica

  1. Bella questa discussione. Mi dispiace molto notare che ragazzi così giovani abbiano già una così dura immagine della realtà. Sicuramente è più facile vedere il male che il bene degli uomini ma effettivamente sono due forze potenzialmente presenti entrambe dentro di noi. Eros e Thanatos, come diceva Freud, sono le nostre due anime. Ma sta a noi, dotati di coscienza (importante strumento che ci contraddistingue dagli animale), scegliere il bene. Potrebbe essere utile leggere le idee e le teorie anche di autori che si collocano su una posizione diversa da quella di Machiavelli, per esempio Erasmo da Rotterdam che è anche dello stesso periodo. In questo modo si può vedere come in condizioni culturali simili sono nati pensieri abbastanza diversi.
    Infine mi piacerebbe anche proporre la lettura di Ernesto Balducci, che considera le teorie a sostegno della naturale malvagità dell’uomo strumenti della cultura della guerra e della rassegnazione. L’uomo è per natura relazionale. Senza l’altro non si può fare né il bene né il male. Questo è il punto di partenza da cui iniziare.

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  2. Io credo che comunque la natura dell’uomo infine è animale quindi penserà come primo istinto al proprio tornaconto. Detto questo non credo assolutamente che bisogna partire già preparati a un insuccesso perchè la speranza che l’altro faccia quel passo in più e non agisca solo per sè ci sia sempre,però se la discussione si stringe sulla semplice richiesta su come sia la natura umana allora sostengo la tesi che avevo già esposto in classe.

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  3. Appoggiandomi a Federica… Sveglia gente-noi si, ma anche tutti gli altri :)
    Per quanto vadano rieducati e regolarizzati i comportamenti dei nostri “principi” italiani, ci manca in Italia un vero Principe che faccia in modo che tutto ciò accada. Ovviamente il Vero Principe non c’è, essendo noi una Repubblica. Siamo cresciuti in tempi dove le parole di Machiavelli sembravano essere scritte dappertutto-sentendoci così volgo- e ciò ha lasciato in noi una certa patina di menefreghismo che non ci fa agire, ci fa lamentare delle condizioni del Paese ma non fa scendere in piazza,oppure in modo meno drastico non fa firmare una qualsiasi petizione. Per questo allora le ora di educazione civica dovrebbero essere obbligatorie per creare una sensibilità a ognuno di noi. O magari istrurci su cose che ci sono state”raccontate” dai fatti in modo completamente diverso da quello che dice la legge. La situazione attuale sembra quella di tanti principi che hanno come pugno di ferro le tasse e il raggiro e come guanto di velluto le promesse, più o meno plausibili e più o meno mantenute. Intanto però il mondo ci ride dietro, in Lettonia sanno prima degli Italiani quale sia l’ultimo scandalo che fa perdere ancora più punti allo Stato nella classifica di “serietà” di uno Stato. Infatti i nostri bravi rappresentanti penso abbiano dimenticato di appuntarsi due righe sul fatto che almeno esteriormente bisogna dimostrare una morale che gli faccia comodo per rimanere attaccati alle loro poltrone. Ovviamente non è solo per la morale della singola persona che noi ci indignamo, ma quanto per il fatto che quei simil-principi si siano presi delle libertà che noi, elettori e veri Principi deleganti, non avevamo concordato e che non appoggiamo. Ecco spiegate le manifestazione, di giovani e di ogni cittadino, per riprenderci il potere e la dignità che ci è stata se non tolta, sicuramente macchiata.
    E allora magari,tornando al Principe del 1500, non è meglio un principe duro coerente e quindi corretto che un buono che si lascia sfuggire un pò troppe cose dalla sua giurisdizione, creando quindi magagne forse poi troppo grandi per lui da essere gestite?
    E quando si è disperati, o c’è un problema, ovviamente si cerca qualcosa di sicuro a cui appoggiarsi. E quali saranno i nostri mezzi da giustificare per arrivare al fine?

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  4. Mi affascina molto quello che dice Francesca.
    Però sono spesso portata a sostenere che l’uomo sia “malvagio” perché forse, per esperienza personale, mi sono sempre trovata di fronte a situazioni in cui non c’era quello spirito che (per riprendere quello che diceva Francesca) muoveva i Greci durante le guerre contro la Persia. Parlo solo della mia esperienza e di quello che mi è capitato di provare, però ripeto che spesso protendo verso la paura al posto dell’amore perché non vedo presente uno spirito comune unitario e solidale. A volte, ad esempio, nella mia ormai ex squadra di pallavolo (per non riprendere sempre l’esempio della classe, o quello più ampio e complesso dello stato in generale) non c’era neanche quello spirito di desiderio della vittoria a tenerci unite, ma solo un egoistico pensiero “voglio giocare più di te e fare più punti di te per fare più bella figura”. E in quel caso, essendo il compito dell’allenatore quello di promuovere la solidità dello spirito di squadra oltre che far crescere tecnicamente le atlete, una sana dose di “paura” (che si traduce nel pensiero “in campo non posso fare come mi pare sennò l’allenatore mi fa uscire e mi mette in panchina”) secondo me è necessaria.
    Ripeto parlo solo di quello che ho vissuto io personalmente, fermo restando che mi piace molto quello che ha detto Francesca e che comunque vorrei vederlo attuato. Spero di essere stata chiara, e di aver fatto capire bene quello che volevo esprimere

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  5. Secondo me Machiavelli ha ragione ma, con tutto il rispetto, è ora di andare avanti. Probabilmente le pessime condizioni in cui si trova ora l’Italia vi fanno preferire Machiavelli, che con il suo modello rappresenta una condizione politica sicura in un mondo e, specialmente in un paese, che sicuro non è e che va sempre più alla deriva. Però, riprendendo l’esempio di Federica sulla Scozia, esistono realtà ben diverse dalla nostra, che non si trovano a dover ricercare disperatamente (sempre con tutto il rispetto) modelli nel passato per salvare il presente. La storia deve essere di esempio, è vero, ma non per questo non si può parlare di progresso. Secondo me l’Italia per migliorare ha bisogno di una rieducazione dei cittadini ad essere tali (badate bene parlo di cittadini e non di volgo!) che devono essere consapevoli delle loro azioni, sia in una piccola comunità che in una grande. Infatti (propongo sempre l’esempio della scuola) se un alunno si adagia alla bontà del professore il peggio è solo per lui che avrà una formazione lacunosa; e lo stesso vale in ambito politico, perchè fino a prova contraria l’Italia è ancora una repubblica e, se non i cittadini, chi può cambiarla?!Spero di essere stata chiara.

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  6. Chiarisco: la capacità di fare bene è insita nell’uomo quanto quella di fare male, sta al buon principe creare la giusta situazione affinchè la prima venga fuori e ciò non è possobile se si utilizza il terrore. A volte serve usare il pugno di ferro, ma se oltre ad avere nemici fuori casa se ne hanno di ancora più temibili dentro, il fine ultimo del buon governo, ovvero l’opportunità di ogni cittadino di stare bene, viene meno.

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  7. L’istinto di sopravvivenza in molti casi casi non ha impedito agli uomini di andare in guerra e di rischiare la vita, molti fatti storici lo dimostrano. L’amore per degli ideali comuni come la Libertà della propria patria, e quindi del singolo individuo, ha creato indistruttibili legami di fratellanza e lealtà che hanno spinto popoli a ribellarsi ancora e ancora a dispetto della paura. Questo perchè in quegli uomini vi era la convinzione che combattere per certe cose era più importante della vita stessa. I rapporti di lealtà basati sull’Amore esistono e l’uomo ne è assolutamente capace a mio parere, ovviamente con i giusti presupposti. È proprio questo che un bravo principe dovrebbe saper fare, creare i presupposti, sapersi porre come simbolo di tutto ciò che l’uomo ama per natura e far capire al popolo che i “propri tornaconti” coincidono con quelli di tutta la comunità. Non sto parlando di come dovrebbe essere, ma di come potrebbe essere, perchè fatti del passato ( guerre greco-persiane e resistenze varie) ci ricordano che l’uomo in alcune situazioni è stato capace di ciò. Ovviamente un regime basato sulla paura è molto più facilce da creare, ma d’altra parte le azioni dettate dalla paura sono molto meno efficaci e più propense al mutamento. Concludo dicendo che secondo me l’uomo di natura non è “malvagio” : in primo luogo perchè, a mio parere, ha la capacità di mettere la ragione al disopra dell’istinto, e secondo perchè, ammesso che invece non abbia questa capacità e sia portato, se messo davanti a situazioni di enorme pericolo, alla fuga e quindi pensi solo al suo tornaconto e alla sua sopravvivenza, non potrebbe comunque essere definito malvagio perhcè le sue azioni sarebbero appunto dettate dall’istinto di conservazione e non da una particolare tendenza a fare del male. Nessuno definirebbe infatti un animale che scappa davanti ad uno più grosso malvagio.

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    1. Molto bene Francesca… il tuo commento ci aiuterà ad allargare il discorso verso altre direzioni argomentative… ve ne parlo in classe lunedì. Grazie a tutti (e complimenti) per l’interesse e l’arguzia che state dimostrando!

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  8. Anche io sono d’accordo con Machiavelli. Penso infatti che gli uomini siano malvagi ma che non lo siano per natura bensi che essi lo siano diventati poco alla volta. Costretti dalle circostanze hanno sviluppato sempre piu` l’istinto di sopravvivenza, il quale e` piu` forte della ragione e proprio per questo motivo l’uomo tende a comportarsi in modo individualistico e a pensare solo al proprio tornaconto. Ognuno e` “principe” del suo piccolo mondo personale e pertanto ognuno pensa solo al proprio interesse senza tener conto degli altri e senza tenere conto dei mezzi che usa per ottenere l’oggetto del suo desiderio! Secondo me, per combattere la “tristezza” degli uomini il Principe deve essere temuto e penso che ogni mezzo usato in vista del benessere della comunità sia giustificato. In varie occasioni (una di queste e` la classe) me ne sono accorrta che un “principe” non temuto non sara` mai rispettato o comunque lo sara` in minor misura rispetto a uno che e` temuto. Machiavelli infatti afferma che “l’amore è tenuto da uno vinculo di obbligo, il quale, per essere li uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto; ma il timore è tenuto da una paura di pena che non ti abbandona mai.” In ultimo, penso che l’Italia abbia ancora lo stesso problema di quasi 500 anni fa e cioe` manca di un “principe” (classe politica) capace di conseguire il benessere del paese!

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  9. Machiavelli ha ragione in parte, per me ovviamente, e in altre magari la esprime male. Nel senso che, come ho già confermato in classe, non possiamo generalizzare la negatività dell’uomo e la sua natura malvagia.
    Diciamo che l’uomo è comunque un animale, e quindi svolge delle azioni naturali che gli impone la sopravvivenza, e quindi uccide, si ciba del più debole ( e non in senso allegorico, più debole per davvero) , si riproduce e muore. Ora, ovviamente, non voglio rifarmi con delle frasi fatte, ma è così.
    Per nostra fortuna oltre ad eseguire , inconsapevolmente a volte, questa legge naturale, abbiamo sviluppato un pensiero, la ragione, che ci porta a delle scelte, razionali ( e non sempre!).
    Quindi, sottolineando che Machiavelli per me è un pò troppo nichilista, non tutti gli uomini sono di natura malvagia. […]
    Perchè a molti di noi, e a chi non, piace farsi vedere sotto una maschera, la maschera che nasconde il nostro volto, che noi cambiamo di volta in volta a differenza delle situazioni in cui ci troviamo.
    E queste maschere, specie per chi è debole di animo, insicuro, rendono la persona aggressiva, violenta, disperata. Allora forse questa è malvagità. ma io non credo, perchè essere malvagi non è così banale. Ci vuole molta più esperienza!
    La malvagità è agire per una causa sapendo le dirette conseguenze, e, con tutto che possano essere terroristiche per terzi, continuare ad affermare questa causa. Essere malvagi è finezza di particolari nell’esprimere un concetto facendo del male, anche indirettamente, ad una persona.
    Il malvagio sa riflettere, trova il puntino nero in deserto di fogli bianchi.
    ma io non credo che tutti abbiano questa accortezza di particolari, e devo considerarla una fortuna!
    Malvagi si nasce, non si diventa.

    Non so se ho reso bene la mia idea. spero di essere stata chiara, visto che di cose da dire ne avrei tante, ma poi il mio discorso andrebbe fuori dai ”ranghi”

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  10. Riguardo all’argomento che stavamo affrontando l’altra volta in classe (ovvero che lei prof ha parlato di volerci togliere questa visione negativa della natura umana,poi però è suonata) volevo solo rispondere che secondo me prima di esporre qualsiasi tesi dovremmo specificare che stiamo parlando non di utopie,bensì di come vanno realmente le cose e basta osservare il mondo intorno per vedere come sia,ed è come dice Machiavelli. Allo stesso tempo non si può certo dire che non si possa fare niente per cambiare le cose, a mio parere, o almeno ci si dovrebbe provare, abbandonare a prescindere è sbagliato sotto ogni punto di vista.Ma soffermandoci solo sulla domanda se effettivamente la natura dell’uomo sia così la risposta è sì,secondo me.

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  11. Io condivido pienamente il pensiero di Macchiavelli: l’uomo è sicuramente capace di compiere il bene, ma di fronte a circostanze estreme è molto difficile mettere da parte il proprio tornaconto. sono pochissimi gli uomini che, messi alle strette, non hanno agito egoisticamente. Ciò non vuol dire che l’uomo sia malvagio, ma solo che, in certe circostanze e nella maggior parte dei casi,, l’istinto di autoconservazione ha la meglio su ogni altro scrupolo morale.
    Quanto al pensiero politico, non concordo pienamente con Macchiavelli: se il fine è il Bene della comunità ogni mezzo è lecito anche se, secondo me, c’è una soglia che non si deve superare. Alcuni metodi sono eccessivi anche se vengono usati in funzione del Bene della comunità(vorrei ricordare che anche Hitler in nome del “Bene della Germania e della razza ariana” ha provocato la seconda guerra mondiale e oltre 12 milioni di morti nei campi di sterminio tra Ebrei, Slavi, Rom etc.).
    La politica odierna è frutto della società in cui viviamo: infatti la politica segue sempre il corso dei mutamenti della società. Quindi, se oggi il livello culturale medio in Italia si è ridotto drasticamente, è naturale che lo stesso sia accaduto alla nostra classe dirigente, che per compiacere tale pubblico di elettori, ha “generato” dei personaggi che siano più o meno al loro stesso livello. Comunque tralasciando questa mia opinione personale(che può anche essere sbagliata), credo veramente che in Italia sia necessario un principe come lo descrive Macchiavelli, cioè di una classe politica che si occupi con responsabilità del Paese e che si preoccupi del Bene della comunità e non del proprio tornaconto. Servirebbe, insomma, una “responsabilizzazione” della nostra classe politica

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  12. Anche io condivido in pieno la tesi machiavelliana.
    L’uomo, differente dagli animali solo in quanto essere capace di pensare, tende ad essere “triste” per assicurarsi la propria sopravvivenza in una comunità(che può essere una classe in senso più ristretto o una società in senso più ampio), sfruttando ogni tipo di mezzo per raggiungere il fine ultimo identificato con il proprio benessere. Possiamo definirlo egoista, individualista, possessivo ,ma credo che alla base l’uomo sia sostanzialmente spaventato.
    E la paura deriva dal continuo mutamento della realtà che lo circonda, in quanto lo costringe ad abbandonare la “bambagia” in cui si trova e ad affrontare delle nuove battaglie. Ecco perché Machiavelli scrive: “e mentre fai loro bene, sono tutti tua, òfferonti el sangue, la roba, la vita, e figliuoli come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, e’ si rivoltano”.
    Questo è anche uno dei motivi fondamentali per cui il “Principe” deve essere temuto. Credo tuttavia che il timore non debba essere inteso come un qualcosa necessariamente negativo,ma come un giusto mezzo tra l’amore “sfrenato” e l’odio. Il timore non implica l’abolizione di stima, rispetto, fiducia in quel “Principe”( intendo un insegnante o un capo di Stato) , ma è soltanto un monito ad essere più rispettoso del suo volere e a rispettare le sue regole con più efficacia essendo il meno superficiali possibile. Ho passato due settimane in Scozia l’estate scorsa e, come ho già detto in classe, mi sono resa conto di come sia un Paese all’avanguardia rispetto al nostro. Per esempio, ogni classe era dotata di apparecchi multimediali, la linea wireless era presente in ogni punto della città in cui mi trovavo e per strada dovevi davvero “pagare oro “ per vedere una cartaccia in terra, anche sui cigli delle autostrade!!!( cosa sconvolgente pensando alla nostra Salerno-Reggio Calabria). Inoltre, corpi come Polizia e Vigili del Fuoco arrivavano sul luogo dove erano stati chiamati anche prima che il telefono fosse messo giù!
    E perché quel Paese funziona,almeno da quanto ho avuto modo di rendermi conto, bene? Forse perché ognuno, nel suo piccolo, rispetta le regole spinto da governanti meno “permissivi” dei nostri con cui non c’è possibilità di “rilassarsi” e cadere sempre più verso il fondo.

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  13. Penso che incutere timore sia indispensabile per governare un’intera popolazione proprio a causa della sua enormità e della sua varietà. Per cui la penso come voi sulle varie tesi e questioni che avete citato. Mi sorge una domanda: i “principi” di oggi in Italia (per quanto poco ne possa capire) attuano questa politica del terrorre? Se si in che termini? Secondo me si sostanzialmente attraverso i mass media. Dobbiamo aver paura di uscire di casa(tutto e tutti potrebbero essere un pericolo),di chi è diverso da noi (per nazionalità,religione,modo di pensare). Non siamo liberi di, il mondo non è più il nostro. Tanto per affossare ancora di più il cervello comune ben venga tutto ciò che non fa pensare, che rende statici (il cinema,la musica la cultura in senso lato diventano rumore e volgarità). Potere e politica sono prerogative di una cerchia ristretta della popolazione poichè gran parte è ignorante,incapace di partecipare. Per cui ben venga il principe che mette paura basti che sia veramente per il bene dello Stato,per ciò che la gente vuole.Inoltre a mio parere il principe non dovrebbe utilizzare ogni mezzo per ottenere il Bene supremo ma solo ciò che è consentito dalle leggi,dalla costituzione. Quale insegnamento potrebbe darci Machiavelli? Studia e informati sono gli unici strumenti che non ti può togliere nessuno e che ti permettono di partecipare alla vita politica e quindi aver parola nella tua comunità. Contestate pure ogni cosa tanto lo sapete che non mi offendo ;)

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  14. Io sono d’accordo con Machiavelli, anche se non del tutto. Riguardo al fatto che l’uomo in generale sia malvagio penso ci sia poco da dire, è vero, lo possiamo vedere in ogni gesto più piccolo. La cosa importante però, secondo me, è come ci si approccia con esso, perchè ognuno ha un determinato carattere e può agire in maniera diversa a seconda delle circostanze e che la cosa possa variare da persona a persona. Se si vuole proprio prendere come esempio quello dell’insegnante, qualcuno potrebbe sicuramente “lavorare meglio” con quello più severo ecc, ma personalmente no e come me, forse anche qualcun altro. Quindi diciamo che se ci fosse un minimo di conoscenza in più riguardo ai songoli individui, forse il risultato potrebbe essere molto più positivo. E’ però anche vero che in situazioni in cui le persone cominciano ad aumentare moltissimo di numero cercare di comprendere singolo per singolo è decisamente impossibile e a quel punto sono più che d’accordo con Machiavelli quando afferma che farsi temere è sicuramente la cosa migliore. Il problema però è anche che l’essere umano non sempre riesce a comprendere quando una cosa sia necessaria o quando non lo sia e che cosa si intenda per giusta “dose”, e quindi si rischia di farne abuso e a quel punto il Bene della comunità, o comunque il fine prefissato, è molto più difficile da raggiungere. Ritengo quindi che in fin dei conti la vera abilità del principe stia nel capire quando quel determinato atteggiamento possa essere consono alla situazione in modo da poter raggiungere quel Bene tanto ambito;perchè credo che al popolo interessi ben poco quanto sia effettivamente nei “pensieri del principe” e pretenda molti più fatti che invece lo dimostrino o per lo meno sembri che il vero fine sia il bene della collettività (dal momento che sia ieri che oggi il verbo “sembrare” è assai legato alla parola “politica”).

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  15. Personalmente, anche se è difficile da accettare, condivido il pensiero di Machiavelli. Perchè la natura stessa dell’uomo è quella di vedere il proprio tornaconto. Anche se un uomo è capace sicuramente di compiere nella sua vita imprese cosiddette eroiche e molto altruiste,quello che vorrà sicuramente di più è il bene per sè stesso.Non la vedo però come una critica ma piuttosto un’accettazione della natura umana. Mettendo ovviamente da parte amori speciali come quelli tra madre e figlio,e rimanendo sull’ “amore” tra principe e popolo il re deve tener conto della sua natura e perciò è effettivamente meglio essere temuto che amato,sforzandosi però sempre di essere entrambe le cose. Per quanto riguarda l’oggi senza dubbio l’uomo non è cambiato, la sua natura rimane la stessa,basti pensare a una cosa sciocca come i biglietti sul pullman/treno,vedendo che molti controllori magari non passano o non fanno rigidamente rispettare le regole,moltissime persone non lo comprano. Penso inoltre che i metodi siano eccessivi io stessa non li condivido e non credo debbano essere applicati,anche perchè comunque non otterrebbe il fine per esempio ricordo quando sono nate moltissime proteste contro la pena di morte,la quale dovrebbe essere a suo modo una specie di monito. Perciò il principe ora deve trovare altri mezzi per raggiungere il Bene dello stato,ma sicuramente il concetto sulla natura umana a mio parere è condivisibile.

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  16. Io sono d’accordo in tutto e per tutto con Machiavelli: si, l’uomo è malvagio, ma non tanto perché voglia coscientemente fare del Male, ma quanto perché è così legato ai propri interessi e al proprio essere che agisce solo nel senso di conservazione di questi suoi valori, comportandosi in modo individualistico, disposto anche alle azioni più spregevoli. Ecco perché l’uomo più pericoloso, come Machiavelli sottolinea, è quello a cui tutto è tolto, creando nel soggetto l’odio e la disperazione: non avendo più nient’altro, il suo unico interesse è la sopravvivenza, e cerca di sopravvivere anche mettendo da parte il raziocinio, diventando un animale ferito che lotta fino alla fine. Per questo è importante per il principe non farsi odiare. però un “principe” non temuto è un principe che non sarà mai rispettato: si può vedere anche in classe, dove c’è il professore/principe solamente “buono” e accondiscendente, con il quale gli alunni/sudditi tendono per disposizione naturale ad “adagiarsi”, concedendosi un riposo spesso inadeguato, trascurando i propri doveri e abusando dei propri diritti distorcendone la natura stessa. Poi c’è invece l’insegnante/principe, che sa farsi temere, che sa ottenere l’attenzione degli ascoltatori, che li fa concentrare su ciò che insegna, che li obbliga ad imparare e a usare le conoscenze. potrà non essere amato, ma di certo saprà tenere sotto controllo la situazione quando diventerà critica e la comunità precipita nel caos, riportando l’ordine e ricordando a ciascuno il proprio ruolo. Ma l’insegnante/principe odioso alla comunità non svolgerà mai bene il proprio lavoro, non raggiungerà mai il vero obbiettivo del suo ruolo: farà odiare agli alunni la materia, li farà disinteressare, renderà la comunità politicamente immatura e incapace di capire e distinguere il buon governo dal malo governo.
    Abbiamo ancora davvero molto da imparare da un uomo morto quasi 500 anni fa, e ancora ci stupiamo di fronte a ovvietà che forse alla fine tanto ovvie non sono. Dobbiamo avere sempre presenti i nostri diritti, ma anche i nostri doveri non vanno dimenticati, mai.
    Spero di essere stata chiara sulla mia posizione, e di non aver solamente ripetuto sempre la stessa cosa in tutto il discorso (so che sembra semplicemente una spiegazione del testo, ma sono talmente d’accordo che solo così poteva risultare.

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  17. Personalmente, sono d’accordo con la tesi di Machiavelli. È una concezione antropologica molto negativa, però per me è vera. Posso dirlo per esperienza diretta che gli uomini pensano sempre al proprio personale interesse e tornaconto. Forse per istinto di sopravvivenza o forse perché sono veramente malvagi, gli uomini si comportano spesso in maniera “spietata” gli uni verso gli altri. Dal piccolo mondo che può essere la propria classe a scuola, al “grande” mondo che è quello della politica e della classe dirigente. Soltanto di fronte al provare paura si ferma la loro malvagità e inizia quella che potremmo chiamare la loro sottomissione. È quasi “brutto” e “deprimente” prenderne coscienza. Machiavelli in un certo senso ci mette di fronte al fatto compiuto che il mondo è una giungla in cui bisogna lottare e tirare fuori le unghie. Se il fine ultimo è sempre e soltanto il benessere della comunità (classe o stato che sia) allora sono d’accordo che ogni mezzo sia lecito e giustificato (anche se non del tutto conforme alla morale), altrimenti non si riuscirebbe a venire fuori dalla situazione della giungla in cui ci si trova. Certo l’ideale sarebbe avere un principe (capo di governo o insegnante..) che sappia farsi amare e temere nella stessa misura (del resto in medio stat virtus) ma se ciò non è possibile sono d’accordo con Machiavelli nell’affermare che è meglio farsi temere, perchè con la paura si guadagnerà quello che l’amore ha fatto perdere di fronte alle difficoltà.
    Mi piace Machiavelli ieri, quando penso al suo pensiero politico applicato nel mondo e nella situazione in cui si trovava lui; ma mi piace anche Machiavelli oggi, se penso che magari un buon “principe”, che pensi veramente solo e soltanto al benessere dello stato e che compia le sue azioni avendo soltanto questo come obiettivo, forse potrebbe risistemare la situazione del nostro paese. Non intendo ovviamente che l’Italia dovrebbe tornare ad essere comandata da un unico personaggio, ma che in generale la classe politica tutta dovrebbe essere quel “buon principe” che persegue come obiettivo il benessere del paese. I cittadini devono assumersi le loro responsabilità, dando la loro approvazione e fiducia ad un persona capace di perseguire e raggiungere i giusti fini non semplicemente andando a votare per barrare una casella senza che quella X corrisponda ad un’attenta e puntuale partecipazione alla vita politica. La sovranità appartiene sempre e comunque al popolo, e la classe politica la deve semplicemente esercitare per principio di rappresentanza, controllata dal resto della cittadinanza che vuol veder rispettati i propri diritti. In ultimo direi che l’insegnamento che ci dà Machiavelli è quello di aver una buona classe dirigente che sia controllata attentamente dalla comunità che rappresenta e anche temuta da quest’ultima solo se ciò serve ad avere un buon governo.

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