Pubblicato in: scuola

Il “credo” dell’insegnante


Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante.

Insegnerò per favorire in ogni modo possibile la meraviglia per il mondo che è innata nei miei alunni. Insegnerò per essere superato da loro. Il giorno in cui non ci riuscirò più cederò il mio posto ad uno di loro.

Insegnerò mediante la dimostrazione e l’esempio, il riconoscimento dei miei errori illuminerà il mio percorso.

Accompagnerò i miei alunni alla scoperta della realtà che li circonda, assecondando e stimolando in ognuno di loro la curiosità e la ricerca, le domande e la passione.

Non potendo trasmettere ai miei studenti la verità, mi adoprerò affinché vivano cercandola.

Incoraggerò nei miei studenti l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente e di non rassegnarsi mai di fronte alle difficoltà. Io stesso provvederò a formarmi e aggiornarmi continuamente.

Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere.

Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati. La mia visione del mondo mi guiderà, ma non sarà mai legge per loro. Il dubbio e la critica saranno i pilastri della mia azione educativa.

Promuoverò lo studio per la vita e contrasterò lo studio per il voto.

Raccoglierò elementi di valutazione, rifiutando approcci semplicistici e meccanici che non tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi, dell’impegno e della crescita complessiva del singolo alunno.

Lotterò affinché la scuola sia la scuola di tutti, la scuola in cui ogni studente possa apprendere seguendo tempi e tragitti individuali. Farò in modo che i miei studenti mi scelgano e non mi subiscano.

Aiuterò i miei alunni a illuminare il futuro leggendo il passato e vivendo in pienezza il presente. Li aiuterò a stare nel mondo così com’è, ma non a subirlo lasciandolo così com’è.

Resterò fedele a questi punti in ogni momento della mia azione educativa, pronto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli formali e burocratici che si presenteranno sulla mia strada.

(Maurizio Lazzarini, Pedagogista)

Autore:

Ho studiato filosofia presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e mi sono laureato nel 1990, relatore il prof. Gabriele Giannantoni, con una tesi in storia della filosofia antica intitolata "Vivere significa morire: analisi di alcuni frammenti eraclitei". Sono socio della SFI - Società Filosofica Italiana di cui curo il sito web. Da alcuni anni mi interesso di Pratiche Filosofiche e Consulenza Filosofica, collaborando con riviste scientifiche del settore, sulle quali ho all'attivo decine di pubblicazioni. Dal 2004 svolgo la professione di Consulente Filosofico e ho promosso una serie di iniziative filosofiche (Caffè Philo, Dialogo Socratico, Seminari di gruppo) aperte al pubblico. Attualmente insegno filosofia e storia presso il Liceo "I. Vian" di Bracciano (Liceo Classico sezione X). Utilizzo la filosofia in pratica sia durante le lezioni ordinarie che in altre "straordinarie" occasioni (passeggiate filosofiche nel bosco, dialoghi socratici a tema, ecc.). A scuola provo a tener aperto uno "sportello" di consulenza filosofica rivolto ai grandi ed ai meno grandi.

6 pensieri riguardo “Il “credo” dell’insegnante

  1. ATTENZIONE questo post è “il manifesto dell’insegnante” pubblicato sul sito “lascuolachefunziona” ed è il frutto di una rielaborazione collettiva. NI RICONOSCO PAROLA PER PAROLA MA NON SONO PAROLE MIE.
    Maurizio Lazzarini

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  2. E siamo in tanti a riconoscerci ottativamente in queste parole. Ma della scuola, spesso, si sente parlare solo in termini aziendal-burocratici, come ricettacolo di “imboscati” o di pedofili (all’asilo). Credo che i colleghi che si spendono ogni giorno con i nostri bambini e giovani, in situazioni spesso estreme e supplendo alle molteplici lacune umane, relazionali e sociali delle comunità di appartenenza, abbiano qualcosa di “eroico”. Alla maestra di mia figlia, Giuseppina De Sanctis in servizio presso la scuola elementare Tittoni di Bracciano, ad esempio, occorrerebbe elevare un monumento per l’impegno, la dedizione e la grande professionalità.

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  3. Anche noi insegnanti crediamo e mettiamo in pratica ogni giorno i meravigliosi consigli scritti da questo specialissimo pedagogista.
    Certe che le nostre fatiche giornaliere non siano vane e che possano essere un trampolino di lancio alla vita per ciascuno dei nostri alunni, rileggeremo queste parole nei momenti di sconforto e di difficoltà. Grazie!!!
    SABRINA SCIARROTTA e VIVIANA MONTANINO

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  4. Ho pianto per la commozione. Credo nella scuola pubblica e la sostengo con ogni forza, nei pregi e nei difetti, lottero’ laddove sia necessario per difenderela e sostenerla nel suo dover essere pubblica, accessibile e, soprattutto, libera.
    Simona

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  5. Ringrazio per questo post così toccante nella verità della passione che lo anima.
    Mi ha riportato alla memoria (soprattutto quando si riferisce all’umiltà dell’educatore nel riconscere i propri errori) il pensiero di un pedagogista, Paulo Freire, e la tesina che avevo preparato su “L’Educazione come pratica della libertà”, testo che avevo letto grazie alla mia insegnante di Filosofia ( I^ edizione Mondadori 1973) e che mi spinse a cercare un altro testo dello stesso autore, forse più conosciuto, che è “La pedagogia degli oppressi” (pubblicata dalla Mondadori nel 1971).
    Per me, che ho dedicato gran parte della mia vita allo studio delle strategie di insegnamento più confacenti alla cura della persona nella sua globalità, sapere che esistono insegnanti con queste motivazioni è una misura di speranza per il futuro della scuola e del pensiero pedagogico applicato e allo stesso tempo di gratitudine verso i miei formatori che mi hanno permesso di accedere ad un bagaglio di conoscenze non previsto dai programmi ministeriali: hanno contribuito, con tutta la loro dedizione e competenza, alla costruzione di una scuola non appariscente ma molto efficace perchè avevano come preoccupazione primaria formare alla responsabilità a tutti i livelli.
    Grazie, Maurizio Lazzarini! Grazie a tutti quelli come Lei!
    Concludo con le parole di Paulo Freire:”.. quando mettiamo l’accento sulla necessità della coscientizzazione, non la consideriamo certo come una soluzione magica, miracolosa, capace di per se stessa di umanizzare gli uomini tutti, lasciando poi intatto quel mondo che impedisce loro di vivere come uomini. L’umanizzazione degli uomini, cioè la loro liberazione permanente, non si realizza all’interno delle loro coscienze, ma dentro la storia che essi hanno il compito di fare e trasformare ininterrottamente”.

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