[rappresentazione di un frattale]
Gli elementi che compongono l’universo – riducibili alle quattro radici (rizòmata) fuoco (Zeus), aria (Era), terra (Edoneo) e acqua (Nesti) – sono governati da due forze primordiali denominate da Empedocle Amicizia (φιλóτας – filòtas) e Contesa (νεῖκος – neìkos). Elementi e forze sono eterne, così come la ciclicità del cosmo. Movimento e cambiamento sono determinati dall’azione combinata delle forze sulle quattro radici. Il ciclo cosmico allora assomiglia ad un cuore che pulsa: ora dilatandosi, quando tra gli elementi prevale Contesa (o Inimicizia); essi allora tendono a separarsi dall’iniziale commistione ritirandosi in gruppi omogenei (fuoco con fuoco, aria con aria, ecc.); ora contraendosi, quando Amicizia (o Eros) impone loro di mescolarsi insieme, il diverso essendo attratto dal diverso, sino a formare il Tutt’uno denominato Sfero. Eterno è il movimento, divine le forze in gioco, intrinseche al Tutto. Vita e morte hanno duplice nome perché si manifestano alternativamente all’annullarsi del molteplice nell’Uno e al disperdersi dell’Uno nel molteplice. Il mondo, così come lo conosciamo, con le famiglie degli esseri viventi, animali, pesci, uccelli, uomini, si forma a mezza strada del ciclo cosmico, tra la sistole e la diastole, quando Amicizia e Contesa sono in equilibrio tra loro. In realtà, tuttavia, nulla si crea, nulla si distrugge, se non le forme provvisorie assunte dalla mescolanza degli elementi primari, i quali, peraltro, godono degli stessi attributi dell’Essere parmenideo.
Tutti i fenomeni obbediscono dunque alla legge dell’amore: filòtas – questo il termine che troviamo nel poema di Empedocle –impregnando ogni cosa, chiama a sé verso l’ipotetico centro della galassia gli elementi, che si stringono in un amplesso radioso (una sorta di Uovo Cosmico). Un amplesso che però si scioglierà, affinché la diversità possa tornare ad essere: questa è la sua figliolanza. Il seme deve morire affinché i molteplici rami della pianta possano arrampicarsi verso il cielo. Ci si divide, per poi ritrovarsi ancora e ancora, per l’eternità. Una visione che fa letteralmente rabbrividire di panica* meraviglia.
*Panico: dal greco pas-pasa-pan “tutto quanto”, “ogni cosa”, indica il senso di gioioso e terribile smarrimento che si prova quando ci si sente, per un attimo almeno, parte del Tutto, smarrendo la propria – apparente – individualità. Tale sensazione è spesso associata all’atto amoroso (si parla di “piccola morte”) o all’estasi mistica. Amore e misticismo sono frutti stupefacenti dello stesso albero.
Empedocle fr. 17 DK
Duplice cosa dirò: talvolta l’uno si accrebbe ad un unico essere
da molte cose, talvolta poi di nuovo ritornarono molte da un
unico essere.
Duplice è la genesi dei mortali, duplice è la morte:
l’una è generata e distrutta dalle unioni di tutte le cose,
l’altra, prodottasi, si dissipa quando di nuovo esse si separano.
E queste cose continuamente mutando non cessano mai,
una volta ricongiungendosi tutte nell’uno per l’Amicizia,
altra volta portate in direzioni opposte dall’inimicizia della
Contesa.
〈Così come l’uno ha appreso a sorgere da più cose〉
così di nuovo dissolvendosi l’uno ne risultano più cose,
in tal modo esse divengono e la loro vita non è salva;
e come non cessano di mutare continuamente, così sempre
sono immobili durante il ciclo.
Ma ascolta le mie parole: la conoscenza infatti accrescerà la
mente:
come infatti già prima ho detto preannunciando i limiti delle
mie parole,
duplice cosa dirò: talvolta l’uno si accrebbe ad un unico essere
da molte cose, talvolta di nuovo molte cose si disgiungono da
un unico essere,
fuoco e acqua e terra e l’infinita altezza dell’aria,
e la Contesa funesta da essi disgiunta, egualmente tutt’intorno
librata,
e l’Amicizia fra essi, eguale in lunghezza e larghezza:
lei scorgi con la mente e non stare con occhio stupito;
lei, che dagli uomini si crede sia insita nelle membra
e per lei pensano cose amiche e compiono opere di pace,
chiamandola con vario nome Gioia o Afrodite;
ma nessun uomo mortale la conobbe aggirantesi fra essi
[elementi]:
ma tu ascolta l’ordine che non inganna del mio discorso.
Tutte queste cose sono eguali e della stessa età,
ma ciascuna ha la sua differente prerogativa e ciascuna il suo
carattere,
e a vicenda predominano nel volgere del tempo.
E oltre ad esse nessuna cosa si aggiunge o cessa di esistere:
se infatti si distruggessero del tutto, già non sarebbero più;
e quale cosa potrebbe accrescere questo tutto? e donde venuta?
e dove le cose si distruggerebbero, dal momento che non vi è
solitudine [vuoto] di esse?
ma esse son dunque queste [che sono], e passando le une
attraverso le altre,
divengono ora queste ora quelle cose sempre eternamente
eguali.
(DK 31 B 17, traduzione da I presocratici – Testimonianze e frammenti a cura di Gabriele Giannantoni, ILIESI Digital edition 2009)
Da ascoltare:
Franco Battiato – Carmen Consoli
Tutto l’universo obbedisce all’amore
http://www.youtube.com/watch?v=OFX4C6SGCtg
le parole alate di un altro grande siciliano: da Empedocle a Battiato… una terra solare che genera uomini grandemente ispirati…