[14_3] Video lezione di filosofia per le classi terze del liceo – Parmenide: Tra essere e nulla, Elea, il viaggio del sapiente, il proemio del poema – Testi: – Si veda anche
28 A 5 PLATO Theaet. 183 E. G – Se io [Socrate], di fronte a Melisso e agli altri che dicono uno e immobile il tutto, provo un senso di vergogna all’idea che il nostro esame sia grossolano, mi vergogno sempre meno che di fronte al solo Parmenide. / Parmenide mi sembra che sia, come dice Omero, «venerando insieme e terribile»; infatti ebbi occasione di trovarmi con quest’uomo – io ero molto giovane, lui molto vecchio – e mi parve che ci fosse in lui una profondità d’eccezione.
IL VIAGGIO
28 B 1. 1-32 SIMPLIC. de cael. 557, 2032* – […] Le cavalle che mi trascinano, tanto lungi, quanto il mio animo lo poteva desiderare / mi fecero arrivare, poscia che le dee mi portarono sulla via molto celebrata / che per ogni regione guida l’uomo che sa.
Là fui condotto: là infatti mi portarono i molti saggi corsieri / che trascinano il carro, e le fanciulle mostrarono il cammino. / L’asse nei mozzi mandava un suono sibilante, / tutto in fuoco (perché premuto da due rotanti cerchi / da una parte e dall’altra) allorché si slanciarono / le fanciulle figlie del Sole, lasciate le case della Notte, / a spingere il carro verso la luce, levatisi dal capo i veli.
Là è la porta che divide i sentieri della Notte e del Giorno, / e un architrave e una soglia di pietra la puntellano: / essa stessa nella sua altezza è riempita da grandi battenti, / di cui la Giustizia, che molto punisce, ha le chiavi che aprono e chiudono.
Le fanciulle allora, rivolgendole discorsi insinuanti, / la convinsero accortamente a togliere per loro la sbarra / velocemente dalla porta. La porta spalancandosi / aprì ampiamente il vano dell’intelaiatura, i robusti bronzei / assi facendo girare nei loro incavi uno dopo l’altro: / gli assi fissati con cavicchi e punte. Per di là attraverso la porta / subitamente diressero lungo la carreggiata carro e cavalli.
La dea mi accolse benevolmente, con la mano / la mano destra mi prese e mi rivolse le seguenti parole: / «O giovane, che insieme a immortali guidatrici / giungi alla nostra casa con le cavalle che ti portano, / salute a te! Non è un potere maligno quello che ti ha condotto / per questa via (perché in verità è fuori del cammino degli uomini), / ma un divino comando e la giustizia. Bisogna che tu impari a conoscere ogni cosa, / sia l’animo inconcusso della ben rotonda Verità / sia le opinioni dei mortali, nelle quali non risiede legittima credibilità.
Ma tuttavia anche questo apprenderai, come le apparenze / bisognava giudicasse che fossero chi in tutti i sensi tutto indaghi.