(Ai miei studenti)
Mancano le parole per dire
Lo so
Perché quella che ci ostiniamo a chiamare “realtà”
È questione complessa
Poliedrica
E le prime ad essere ammazzate
Zittite
Son proprio le parole.
Le parole
Loro, non basteranno mai
Lo sappiamo bene
Ché l’indicibile, in ultimo, non possiamo dirlo
Per quanto, caparbiamente, contro il vetro
A picchiar il capo si continui.
Ma quelle, fuggevoli, che vi ritrovate
Quelle che potreste afferrare
Stendendo mente, occhi ed orecchie
Non lasciate sfuggirvele:
Servono a dar voce al cuore
Sono ancelle di Eros.
Tra il nascere e il morire
Si produce, fiammeggiante
Quella faccenda che ha nome “vita”.
Il suo imperativo suona
“Manifestati!”
Finché puoi, “manifestati!”
E, in questo, le parole
Pur rimandando all’indicibile
Un pochino molto
Aiutano.
Ci sono parole dette, scritte, pensate, viste, sentite,
Silenti, gestuali, occhieggiate, dardeggiate e danzate.
Belle e utili
Quelle che sentite conformi all’imperativo del vivere
Brutte, inutili e mortifere le non conformi.
Ecco, la scuola dovrebbe esser questo:
Imparare a prendersi cura delle persone
Prendendosi cura delle parole.
Il resto è fuffa:
Non lasciate ingannarvi.
Difendetela questa scuola
Quel che ne rimane, quanto meno
Con le unghie e con i denti
Afferrate, mordete
Quelle parole che non importano a nessuno
Perché son solo vostre e nostre
E non si possono né vendere né comprare,
Che non servono
Perché sono libere.
Imparate a dirle
Ché, altrimenti, continuerete ad esser detti.
Tiratele fuori e mettetele sui banchi:
Facilmente socializzano e son di tutti
Giovando a ciascuno.
Usatele con coerenza ed umiltà
E non vi sentirete più tanto soli.
Usatele in maniera veritiera
E avrete un po’ meno paura.
E, soprattutto, inventatene di nuove:
Fanno luce e sanno di speranza.
C.C.P. Paola Maria Baravelli
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