“Il potere statale moderno non è che un comitato, che gestisce gli affari comuni della classe borghese nel suo insieme” (Marx-Engels, Il manifesto del partito comunista).
A più di centosettanta anni di distanza l’affermazione dei nostri rimane di grande attualità. Per adeguarla agli aventi degli ultimi trent’anni (parliamo di paesi europei e di Italia in particolare) propongo alcune lievi modifiche del testo:
“Il potere statale moderno non è che un sotto-comitato, che gestisce a livello locale gli affari comuni delle ristrette consorterie neoliberali transnazionali nel suo insieme”.
A parte alcune questioni marginali e localistiche, la funzione dei sotto-comitati è di dare esecuzione alle direttive delle suddette consorterie transnazionali, la cui proteica ubiquità è accentuata dalla loro natura essenzialmente capitalistico-finanziaria. Esse creano, dispensano e trattano la più metafisica delle merci: il denaro. I sotto-comitati sono essenzialmente costituiti da “tecnici” ovvero esecutive-manager.
Loro compito precipuo è massimizzare i profitti degli azionisti transnazionali a scapito delle plebi (le “borghesie” locali, i nuovi poveri, nonché l’immenso, miserabile sottoproletariato transfrontaliero continuamente rimpolpato da guerre, crisi economiche artefatte, desertificazione, ecc.) attraverso la progressiva privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici, congiuntamente all'”individualizzazione” e alla “virtualizzazione” degli aspetti più salienti della vita quotidiana.
Alla colonizzazione delle menti provvede l’ufficio marketing della sotto-commissione (media mainstream, opinion leaders, opinion makers) che rielabora e riadatta i format e gli story-telling della narrazione globale.
Lo storytelling più diffuso prevede l’esercizio formale della “(post)democrazia” (Crouch), la quale consiste nello show rituale delle cosiddette “libere elezioni”, che legittimeranno l’esercizio delle funzioni residuali da parte delle sotto-sotto-commissioni. Resta inteso che le cariche da cui dipendono le funzioni fondamentali dell’esercizio del potere, a scanso di equivoci, non sono sottoposte alla finzione rituale delle “libere elezioni”.
Gli esecutive-manager e i membri dei consigli di amministrazione locale vengono nominati in base a criteri “neo-feudali” (di cui la fedeltà al sistema dominante rappresenta la condicio sine qua non).