Tramandano sul conto di Socrate…
Demetrio di Bisanzio attesta che Critone lo tolse via dall’officina e lo educò, innamorato della grazia della sua anima; convinto che la speculazione naturalistica non ci riguarda affatto, discuteva di questioni morali nelle officine e nel mercato. Era solito dire che l’oggetto della sua ricerca era: «Ciò che nella casa si fa di male e di bene».
Spesso nell’indagine il suo conversare assumeva un tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strappavano i capelli; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato. A tal punto che una volta, sopportando i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento paziente, rispose: «Se mi avesse preso a calci un asino, l’avrei forse condotto in giudizio?». Così tramanda Demetrio.
(Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, I, V, 20)
Di asini in giro ce n’è sempre in grande abbondanza. E tirano calci, ieri come oggi. Sbraitano, si agitano, querelano. A volte son loro a portare Socrate in giudizio, paradossalmente.
Con gli asini sarebbe meglio non parlare. A che pro? Però a volte giustizia lo chiede, verità lo impone. E il daimon, in questi casi, resta silente.