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Aristotele – Introduzione alle opere e al pensiero


Audio-lezione dialogata di filosofia per le classi terze dei licei

Attualità del pensiero aristotelico

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Platone – Il Bene come armonia. Che differenza c’è tra il Demiurgo platonico e il Dio cristiano?


Audio-lezione dialogata di filosofia per le classi terze del liceo
Ove si parla anche di pongo, DAS, formine e altri giocattoli del divin fanciullo…
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Che cos’è la dialettica platonica? In che senso si dà l’essere del non-essere?


Audio-lezione dialogata di filosofia per le classi terze del liceo
La dialettica platonica spiegata in modo “divertente”
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Platone – Che rapporto c’è tra anima e polis? Quali sono i gradi della conoscenza?


Audio-lezione di filosofia per le classi terze del liceo
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Platone – And justice for all… Che cos’è giustizia?


Audio-lezione di filosofia per le classi terze del liceo
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L’amore per la bellezza salverà il mondo: il mito dell’androgino nel Simposio di Platone (Parte 2)


Audio-lezione di filosofia per le classi terze del liceo

Per il testo si veda: https://francescodipalo.wordpress.com/2023/02/18/quando-eravamo-una-ben-rotonda-sfera-il-mito-dellandrogino-nel-simposio-di-platone-parte-1/

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Quando eravamo una ben rotonda sfera: il mito dell’androgino nel Simposio di Platone (Parte 1)


Audio-lezione di filosofia per le classi terze del liceo
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Che cosa sono le idee platoniche?


Lezione dialogata di filosofia per le classi terze dei licei
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Platone, Cratilo: La stabilità delle essenze come condizione della conoscenza


Audio-lezione per le classi terze dei licei
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Anime, reincarnazione, immortalità: un excursus dialogato tra Platone, buddhismo, induismo, cristianesimo


Lezione di filosofia dialogata per le classi terze dei licei
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La Lettera Settima di Platone spiegata e attualizzata: perché fare filosofia è rivoluzionario?


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Per i testi si veda: https://francescodipalo.wordpress.com/2023/02/08/platone-lettera-settima/

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Platone: Lettera Settima


PLATONE AI FAMILIARI E AGLI AMICI DI DIONE CON L’AUGURIO DI STAR BENE

È rivolta agli amici e ai familiari di Dione (già ucciso da Callippo al momento in cui essa figura scritta) e contiene la risposta a una lettera che costoro avrebbero mandato a Platone per chiedergli aiuto d’opere e di parole. In realtà, più che rispondere alla domanda d’aiuto, Platone fa la storia della sua vita e della sua attività politica in Sicilia, e, nelle numerose digressioni, disserta dei più svariati argomenti di filosofia. Secondo i dati della lettera, ch’è opportuno ordinare qui cronologicamente, poiché l’esposizione di Platone (o del presunto Platone) è a volte confusa, Platone avrebbe fatto tre viaggi in Sicilia: il primo all’età di circa quarant’anni (cfr. 324a), dunque intorno al 387, quando era tiranno di Siracusa Dionisio I. In quell’occasione conobbe Dione e lo convertì alla sua filosofia. Morto nel 367 il primo Dionisio, e succedutogli il figlio Dionisio II (il Giovane), Dione, in questo racconto, concepisce la speranza di convertire il giovane tiranno “alla vita più bella e migliore” mediante l’opera di Platone: e invita Platone a tornare a Siracusa. Dopo molto dubitare, Platone si decide (cfr. 328b sgg.) al secondo viaggio, che sarebbe pertanto da collocare circa al 366. Ma Dionisio II non si converte; anzi, all’incirca tre mesi dopo l’arrivo di Platone, “accusa Dione di voler rovesciare la tirannide… e lo caccia ignominiosamente” (329c). Platone rimane per qualche tempo ancora a Siracusa, poi torna ad Atene: aveva però convenuto con Dionisio II che, tornata la pace in Sicilia (c’era allora una guerra in corso, forse contro i Lucani: cfr. Lettera terza, 317a), egli e Dione sarebbero stati richiamati. Fatta la pace, Dionisio richiama Platone, ma non Dione, e di nuovo Platone esita moltissimo prima di partire: parte infine per la terza volta (e questo terzo viaggio si collocherebbe nel 361/60), ma anche ora né converte Dionisio, né lo riconcilia con Dione, anzi corre egli stesso gravissimo pericolo. A stento può tornare ad Atene, grazie all’intervento di Archita (pel quale cfr. alla Lettera nona) e degli altri amici di Taranto, che in precedenza Platone stesso aveva stretto in amicizia con Dionisio (cfr. 338c). Sulla via del ritorno, a Olimpia si incontra con Dione che assiste ai giuochi: Dione lo invita a partecipare a una spedizione contro Dionisio, ma Platone rifiuta. C’è poi (nel 357) la spedizione di Dione che caccia Dionisio; e poi nuove discordie fra i Siracusani, e sempre nuovi disordini e nuove lotte: e nel 354 Dione cade vittima di una congiura, guidata da due Ateniesi, Callippo e Filostrato (i due fratelli di cui parla la lettera a 333e). Forse per tredici mesi Callippo domina in Siracusa: poi riprendono il sopravvento gli amici di Dione, fra i quali quell’Ipparino (figlio di Dionisio I piuttosto che di Dione), cui si accenna al principio della lettera (324a). È ora che i Dionei si rivolgono a Platone, e a essi Platone risponde con questa lettera. Questi i fatti, secondo che narra o lascia intravedere la lettera: ma è da tener presente che Diodoro non dice nulla dei due viaggi di Platone presso Dionisio II, né pare che questi viaggi conoscessero gli storici più vicini ai tempi di Platone: la questione è stata discussa dal curatore di queste lettere nell’edizione, citata nella nota alla Lettera prima, nelle pagine 77-85 e 345-46 in particolare. Quanto alla prima parte della lettera, in cui Platone (o il presunto Platone) narra la genesi del suo pensiero politico, vi si accenna alle vicende fra il 404, anno della definitiva sconfitta d’Atene ad opera degli Spartani, e il 399, anno della morte di Socrate. Nel 404, grazie anche alle armi dei vincitori Spartani, cadde in Atene la democrazia e fu stabilito un governo oligarchico di trenta uomini (i “trenta tiranni”: gli Undici e i Dieci del Pireo, cui pure accenna la lettera a 324c, erano magistrati inferiori). Fra i Trenta primeggiò l’intransigente Crizia, zio di Platone (un altro congiunto di Platone era fra i capi oligarchici, Carmide. Cfr. l’accenno della lettera a 324d). L’episodio ricordato a 324d-325a, l’ordine dato dai Trenta a Socrate di recarsi ad arrestare un cittadino di parte democratica, Leonte di Salamina, per condurlo a morte, è narrato da Platone nell’Apologia di Socrate. I Trenta caddero dopo che gli esuli democratici, che in piccolo numero avevano dapprima occupato la piazzaforte di File sotto la guida di Trasibulo e Anito (futuro accusatore di Socrate), ingrossate le loro forze, attaccarono e presero il Pireo: lo stesso Crizia morì in uno scontro. Dopo un breve periodo in cui Atene fu retta da una commissione di dieci uomini, i democratici tornarono al governo (403), impegnandosi le due parti, i democratici e gli oligarchici, a rispettare un’amnistia generale (cfr. la lettera a 325b, “bisogna riconoscere che gli uomini allora ritornati furono pieni di moderazione”). Il processo e la morte di Socrate sono del 399. Dei principali personaggi di questa lettera si è detto: per Eraclida e Teodota, si veda la notizia premessa alla Lettera terza. Gelone, tiranno di Siracusa (cfr. 333a), sconfisse i Cartaginesi a Imera nel 480 e impose loro il pagamento di un’indennità.

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Cleante di Asso: Inno a Zeus – Re-impariamo a pregare insieme agli antichi stoici


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Zeus, il più nobile tra gli immortali, dai molti nomi, in eterno onnipotente,
signore della natura, che tutti gli esseri governi secondo legge,
salve! Tutti i mortali hanno diritto di rivolgersi a te.
A te ci rivolgiamo, avendo in sorte un’immagine del suono,
noi, i soli fra tutti gli esseri che trascinano la loro vita mortale sulla terra.
A te dedico il mio canto e sempre alla tua potenza leverò inni.
A te obbedisce tutto il cosmo che danzando si volge intorno alla terra;
ovunque lo conduci, di buon grado ti si sottomette,
giacché nelle tue mani invincibili stringi uno strumento:
la folgore forcuta, di fiamma, sempre vivente.
Grazie al suo colpo tutti i fenomeni naturali si producono.
Con esso tu armonizzi il Lógos comune che dappertutto
s’aggira, compenetrando sia i grandi che i piccoli astri;
donde ti deriva la suprema regalità su tutto.
Senza di te, o divino, nessuna opera si produce sulla terra
né nell’etereo cielo divino né nel mare,
tranne i disegni che gli scellerati escogitano mossi dalla loro follia.
Ma tu sai riportare gli eccessi entro giusta misura,
il disordine all’ordine e con sapienza rendi amiche le cose ostili.
Così, tutte le cose hai ricondotto all’uno, tanto il bene quanto il male,
un unico Lógos eterno affermando per ogni aspetto del reale.
Alcuni mortali, però, per cattiveria rifuggono questo Lógos.
Oh miseri! Pur continuando a desiderare i beni della vita,
non prestano attenzione alla legge universale del dio, né danno ascolto
a chi potrebbe recar pace alla loro vita secondo ragione, se solo gli dessero retta.
Eccoli, allora, stoltamente andar errando di male in male
gli uni impelagandosi in angoscianti controversie per desiderio di fama; gli altri
[agitandosi fuor di misura per il denaro,
altri ancora abbandonandosi senza ritegno ai piaceri e alle seduzioni del corpo.
Comunque sia, finiscono con l’incorrere nei mali, che si trascinano dall’uno all’altro,
coltivando desideri che sono proprio l’opposto di ciò che realmente vogliono.
Ma tu o Zeus, che tutti i doni elargisci e le nubi addensi, con la vivida folgore
libera gli uomini dall’ignoranza rovinosa;
poi, o padre, scacciala dalla nostra anima e fa sì che alfine s’incontri
la sapienza su cui tu stesso fai assegnamento per governare il tutto secondo giustizia.
Così, onorati grazie al tuo intervento provvidenziale, ti rendiamo onore,
celebrando senza posa le tue opere, come è giusto che faccia
chi sa di essere mortale. Non vi è merito maggiore, infatti, né per gli uomini
e neanche per gli dèi, che levar inni, secondo giustizia, alla legge universale.
(Stobeo, Egloghe, I 1, 12 p. 25,3; Svf [CA]537)

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EPITAFFIO DI SICILO: UNA CHIAVE DI LETTURA FILOSOFICA


Un “messaggio whatsapp” di 2000 anni fa recapitatoci per caso. Una storia d’amore che vince i secoli, quella di Sikilo ed Euterpe. Una visione del mondo e della vita che vi sorprenderà. Per gli studenti vecchi e nuovi…
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Plutarco: la morte del grande pan. Trenodia per il liceo classico


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