Se facciamo dipendere la nostra felicità non dal qui e dall’ora ma la riponiamo in un senso che trascenda tempo e spazio e che informi di sé la storia dell’umanità (storicismi) o, peggio, la natura, la realtà tutta (naturalismi, metafisiche), ebbene, per noi non ci sarà mai pace. Da qui il presunto “pessimismo” leopardiano, venato di nostalgia per il bel tempo che fu, quello delle illusioni metafisiche, senza le quali speranza non v’è. Si può essere felici, stare bene con se stessi, convivendo con la consapevolezza che il mondo, così com’è, non ha né può avere alcun senso (se non quello che gli uomini, illudendosi, provano a dargli)?
