Tag: Parmenide
Parmenide – Le caratteristiche dell’Essere – La doxa
Parmenide – La rivelazione – La stessa cosa è pensare ed essere
I principi della logica
La dimostrazione è quel ragionamento che porta da premesse assunte come vere a una conclusione vera grazie a un processo inferenziale codificato da alcune regole, le regole della deduzione.
La logica è quella disciplina che ha individuato e definito queste regole. Essa prende le mosse dalla logica classica, che ha avuto inizio con i lavori di Aristotele (IV sec. a.C.) ed è stata perfezionata in epoca medievale – e che chiameremo logica classica aristotelico-medievale.
Solo a fine XIX sec., in particolare grazie ai lavori di Gottlob Frege, essa ha raggiunto la forma tuttora considerata – chiameremo questa formulazione logica classica fregeana o logica formale.
Vi sono significative differenze tra i due approcci, ma in entrambi i casi si tratta di una logica estensionale a due valori di verità, vero o falso, in cui il valore di verità di un enunciato composto dipende dal valore di verità degli enunciati componenti.
I tre principi della logica classica
Si deve ad Aristotele la piena comprensione dell’importanza di tre principi del nostro ragionare: il principio di identità, di non-contraddizione e del terzo escluso.
- Il principio di identità afferma che dato A, A è A. Tale principio non è formalmente presente negli scritti aristotelici, ma da Parmenide (VI-V sec. a.C) agli stoici (III sec. a.C.) a Duns Scoto (XIII sec.) rappresenta la versione logica del fatto che, nel ragionare corretto, il significato dei termini deve mantenersi che costante.
- Il principio di non-contraddizione sostiene che, in un enunciato, non si può affermare e negare un predicato del soggetto, nello stesso tempo e nello stesso senso. Non possiamo dire che Mario è più grande di Giovanni e, contemporaneamente, dire che non lo è. Potremmo farlo solo se cambia la relazione temporale (crescendo un domani Giovanni diventa più grande di Mario) o il senso attribuito al termine (Mario non è più grande di Giovanni intendendo ‘ grande’ come maturo, e non come alto). Aristotele lo esprime che così: «È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e nella medesima relazione» (Metafisica IV, 1005b, 19-20).
- Il principio del terzo escluso afferma che in un sistema a due valori, Vero e Falso – com’è la logica estensionale che stiamo trattando – un enunciato è vero o è falso: una terza possibilità è esclusa. Si tratta di un principio utile per dedurre una conclusione, diciamo A, dimostrando che il suo opposto (non-A) è contraddittorio. Sono di questo tipo tutte le dimostrazioni per assurdo, come vedremo fra breve.
Questi tre principi sono in realtà riconducibili l’uno all’altro, almeno nel significato che assumono nella logica estensionale moderna. Tuttavia, considerandoli nel modo con cui la tradizione aristotelico-medievale ce li ha consegnati, possiamo sostenere che essi svolgono funzioni diverse nella che costruzione del ragionamento corretto. Il principio di identità serve a rendere stabile il significato dei termini presenti negli enunciati, il principio di non-contraddizione serve a che costruire enunciati coerenti tra loro e il principio del terzo escluso serve a comporre nel ragionamento enunciati coerenti tra loro.
[da http://www.argomentare.it/logica/i-principi-della-logica]
Continua a leggere “Parmenide – La rivelazione – La stessa cosa è pensare ed essere”Parmenide – È e non può non essere – Il viaggio
[14_3] Video lezione di filosofia per le classi terze del liceo – Parmenide: Tra essere e nulla, Elea, il viaggio del sapiente, il proemio del poema – Testi: – Si veda anche
Platone – I dialoghi della vecchiaia – Parmenide e Sofista
PARMENIDE, SULLA NATURA
[fonte: http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/PARMENIDE_%20SULLA%20NATURA.htm]
Del poema di Parmenide Sulla natura possediamo circa 150 versi, che costituiscono uno dei testi piú importanti della storia della filosofia, e anche uno dei piú difficili da interpretare. I versi che ci sono pervenuti sono il frutto di una molteplicità di frammenti, uniti da un paziente e delicato lavoro di ricomposizione. Essi ci offrono un’idea abbastanza precisa della parte iniziale e centrale dell’opera. Si tratta di un “viaggio” verso la sapienza compiuto dal filosofo, il prescelto dagli dèi. Secondo l’interpretazione tradizionale, che sembra coincidere con l’interpretazione data dagli stessi discepoli di Parmenide, nel poema sono indicate due vie, fra loro opposte: quella della Verità e quella dell’opinione. Secondo le ultime interpretazioni invece si tratterebbe di tre vie, come riferisce G. Reale: “La prima via è quella della Verità, la seconda è quella dell’opinione errata dei mortali, la terza sarebbe […] la via che cerca di riguadagnare i fenomeni nell’ottica dell’Essere”, cioè che cerca di restituire al divenire una forma di realtà
Continua a leggere “PARMENIDE, SULLA NATURA”
La filosofia di Parmenide in pillole
[fonte: http://lh3.ggpht.com/]
Parmenide è il padre del pensiero occidentale, filosofico e scientifico. Il poema di Parmenide è una pietra miliare nel cammino dell’umanità verso l’auto-coscienza.
Affermazioni essenziali:
- a) la via dell’Essere: “è e non può non essere” (percorribile);
- b) la via del non-Essere: “non è e non può essere” (non percorribile);
- c) la via dell’opinione (in greco doxa), del senso comune: “è e non è nello stesso tempo” (percorribile, ma soltanto in apparenza, è la via del Divenire eracliteo contro cui polemizza Parmenide).
Intorno ai presocratici: alcune annotazioni
Secondo Aristotele i presocratici si occuparono fondamentalmente di rintracciare l’arché, ovvero la sostanza (dal latino substantia) primordiale, da cui tutto deriva: ciò che permane nonostante il cambiamento o che “sta dietro” il movimento e la molteplicità degli enti.
Aristotele li definisce “oi physikòi” perché attribuisce loro un particolare interessamento per la natura (physis) o meglio per la sua causa/e materiale/i.
Le loro teorie, a maggior ragione in quanto giunteci solo attraverso pochi frammenti e testimonianze, sono state sottoposte a varie interpretazioni.
Sapere è potere e conoscere l’arché equivale a dominare la natura, ad anticipare quel che sarà diminuendo la portata terrifica dell’ignoto. Continua a leggere “Intorno ai presocratici: alcune annotazioni”
Gorgia intorno al non-essere
Per Gorgia “nulla è, se anche qualcosa fosse l’uomo non la potrebbe conoscere e se anche per caso fosse conoscibile non potrebbe venir comunicata… dunque l’essere non esiste e se non esiste nemmeno il non essere vuol dire che davvero non esiste nulla…! Perciò noi siamo cavolfiori?? Non riesco a capire come può teorizzare che nulla esiste… mi sembra tanto una contraddizione!
Infatti, cara ***, è una contraddizione! Per quello che ci è dato sapere, in termini storico-filosofici, il ragionamento gorgiano mira proprio a “contraddire” (o a contrapporsi a) quello eleatico-parmenideo. Ovvero, non sarebbe possibile intendere le tre asserzioni di Gorgia se non le accostassimo a quelle di Parmenide per il quale l’Essere è (e il Non-Essere non è), l’Essere è pensabile (conoscibile: “la stessa cosa sono Essere e Pensiero”) e, di conseguenza, è dicibile, comunicabile (solo ciò che si può pensare si può anche dire, trasformare in Parola, Logos). Le due sequenze di proposizioni (ovvero i due “ragionamenti”), quello di Parmenide e quello di Gorgia, rappresentano, per così dire, il positivo e il negativo della stessa fotografia.