La Stampella è una specie di “romanzo di formazione” di stampo esistenzialista ambientato nella Roma degli anni Novanta, con una appendice in terra di Baviera. Il protagonista, Romeo, è zoppo. La sua zoppia ha una duplice valenza: fisica ed esistenziale. Intrappolato in una quotidianità lavorativa e relazionale che rischia, a ogni piè sospinto, di farlo precipitare nell’inautenticità, indossa le diverse maschere di un cinismo disincantato, alternando momenti di autoironia e di crudo sarcasmo a passioni dirompenti, che si sforza di tenere a bada. Il suo è un mestiere da “falsario”, come l’aneddotica ci riferisce a proposito di Diogene di Sinope: di questi si narra falsificasse la moneta, in senso letterale o metaforico; per campare, invece, Romeo adultera le parole con arte sofistica. Tradotto in termini tardo-novecenteschi, fa il ghost-writer, lo “scrittore fantasma”, figura professionale oggi in gran parte sostituita dalla cosiddetta “intelligenza artificiale”. La Stampella, la cui prima stesura risale proprio a trent’anni fa, è anche uno spaccato della Roma anni Novanta – forse un po’ nostalgico per i vecchi ragazzi dell’epoca di Romeo… Atmosfere, simboli, slang, brani musicali, tutto concorre a ricreare un vissuto tremolante nel ricordo, che a tratti ancora balugina, sapendo di esser destinato al niente. Il protagonista, infine, imbattutosi nel suo personale daimon, avrà in sorte di assaporare il gusto folle di una forma di autenticità inedita, spiazzante e poco “romana”. E sarà la stampella a pagarne il fio…
Introduzione, traduzione dei brani antologici e testi a commento di Francesco Dipalo
Sinossi: “Filosofia sotto il portico” introduce al pensiero stoico antico in maniera organica e completa. La parte centrale dell’opera, preceduta da un agile compendio, passa in rassegna un’ampia antologia di testi accuratamente commentati e annotati per poter essere utilizzati in chiave pratico-filosofica. Completano il lavoro un glossario del lessico stoico e alcuni spunti bibliografici per ulteriori approfondimenti. Come recita il sottotitolo, l’ultimo lavoro del prof. Dipalo (già autore di Liberi dentro. Il Manuale di Epitteto da praticare) è rivolto specificamente a “studenti veraci” e a “non-filosofi appassionati”, cioè a tutti coloro i quali, giovani o meno giovani, pur non avendo una preparazione accademica, non temano la sfida della complessità e amino mettersi personalmente in gioco come esploratori di visioni del mondo altre.
Acquistabile sia in formato ebook(€ 6,99) che in formato cartaceo (€15,00)
Il volume contiene l’edizione integrale del Manuale di Epitteto, ampiamente commentato e presentato in chiave di pratica filosofica. Dipalo propone l’opera come possibile guida per le scelte della propria vita, e indica con precisione gli esercizi spirituali che possono essere praticati ispirandosi al Manuale e, in generale, alla filosofia stoica.
Questo lavoro si inserisce sul solco delle ricerche che traggono ispirazione della lezione sul modo di leggere i filosofi antichi che ci ha lasciato Pierre Hadot. È un libro per tutti, scritto da chi lavora a scuola con un linguaggio piano e diretto.
Qual è la “missione” della filosofia epicurea? Quali caratteristiche la accomunano alle altre concezioni di epoca ellenistica? In che senso la filosofia di Epicuro può essere considerata una sorta di psicoterapia? Cosa ha da insegnare all’uomo contemporaneo?
Di cosa parliamo quando usiamo la parola “Buddhismo”? Qual è la sua dottrina e su quali dogmi si fonda? Essere buddhisti significa “credere” nel Buddha? E chi il Buddha? Un dio? Un sapiente ateo? Un maestro esoterico? Proviamo a chiederlo allo stesso Siddharta e ad ascoltare la sua risposta. Vi stupirà…
In occasione della Festa della Liberazione, quest’anno vi offriamo, come spunto di riflessione, il celebre decalogo di principi applicati al controllo sociale ricavato dalle opere del filosofo americano Noam Chomsky. Buon 25 aprile a tutti.
LE 10 REGOLE PER IL CONTROLLO SOCIALE di Noam Chomsky
1 – La strategia della distrazione.
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali.
2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione.
Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 – La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 – La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. È più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.
6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…
7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far sì che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori”.
8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…
9 – Rafforzare il senso di colpa.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile delle proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.
Fratellanza, solidarietà, comunitarismo versus individualismo, competitività, spirito di sopraffazione neodarwinismo. Quali concrete indicazioni possiamo trarre dalla visione di Steiner in ambito socio-economico? Il principio cooperativistico e mutualistico basato sullo spirito di fratellanza può avere concrete chance di applicazione nella società contemporanea? Quali sfide ci si pongono innanzi per il futuro a cominciare da quella pedagogico-educativa?
Scetticismo ed empirismo. Che rapporto c’è tra impressioni ed idee? Il principio di causa-effetto è deducibile dalla realtà dei fenomeni? Che relazioni possiamo stabilire tra la visione di Hume e quella delle neuroscienze?
L’uomo felice ha bisogno di amici (Etica Nicomachea). Problemi di amicizia? Chiediamo ad Aristotele. Il concetto di amicizia spiegato ai giovani con esempi tratti dalla vita di tutti i giorni. I tre tipi di amicizia: basata sull’utile, sul piacere, sul Bene in sé
«Si discute, poi, anche se l’uomo felice abbia bisogno di amici, oppure no. Si dice, infatti, che gli uomini felici ed autosufficienti non hanno per niente bisogno di amici, perché essi possiedono il bene: essendo, quindi, autosufficienti, non hanno bisogno di nessuno, mentre l’amico, essendo un altro se stesso, fornisce ciò che un uomo non può ottenere da sé. Di qui il detto: “quando la fortuna è favorevole, che bisogno c’è di amici”. D’altra parte, sembra assurdo attribuire all’uomo felice tutti i beni e non attribuirgli gli amici, il che è generalmente ritenuto il più grande dei beni esteriori. Ma (…) ci si chiede anche se è nella buona o nella cattiva sorte che si ha più bisogno di amici, perché si pensa che chi si trova in cattive acque ha bisogno di chi gli faccia del bene, e che coloro che sono nella prosperità hanno bisogno di persone cui fare del bene. Ma è certo assurdo fare dell’uomo felice un solitario: nessuno, infatti, sceglierebbe di possedere tutti i beni a costo di goderne da solo: l’uomo, infatti, è un essere sociale e portato per natura a vivere insieme con gli altri. (…) L’uomo felice, dunque, ha bisogno di amici.»
Logiche geopolitiche e dinamiche strategiche della Guerra Fredda. La Cortina di Ferro. La spartizione della Germania e la situazione di Berlino. NATO vs. Patto di Varsavia. La Guerra di Corea.
Che cos’è il cinismo antico? Accostiamoci ad esso attraverso l’aneddotica di Diogene Laerzio (Vite dei filosofi, libro VI, 20 sgg.). Diogene di Sinope: un personaggio sorprendente che parla per il tramite del suo agire concreto.
«Ripeteva spesso che lui alla fortuna opponeva il coraggio, alla legge la natura, alla passione la ragione. Un giorno, mentre stava prendendo il sole nel Craneo, gli si stagliò dinanzi Alessandro il Grande, che era venuto a trovarlo, dicendogli: «Chiedimi qualunque cosa e te ne farò dono». E Diogene di rimando: «Spostati, mi fai ombra». Un tale, da un bel po’ di tempo, stava leggendo. Quando, verso la fine del rotolo, apparve la parte bianca, Diogene esclamò; «Coraggio, uomini, terra! vedo terra!». Un altro disquisendo per sillogismi, concluse che lui, Diogene, aveva le corna. Il nostro si toccò la fronte e disse: «Sarà pure, ma a me non risulta».
Che cosa si intende con il concetto di “virtù”? Perché è utile oggi studiare l’etica aristotelica? Cosa abbiamo da imparare in termini laici? Realizzarsi in quanto esseri razionali.
Il processo di Norimberga ha rappresentato (e rappresenta ancora oggi) uno snodo fondamentale della storia contemporanea. Attualità dei principi di Norimberga accolti dalla Carta ONU. Contraddizioni ed ambiguità nell’uso dei termini quando dal piano strettamente storico si passi ad interpretazioni politiche o propagandistiche.
L’uomo come punto apicale dell’evoluzionismo spiritualista di Bergson. Memoria, ricordo e percezione. Istinto, intelletto, intuizione. Lo spirito come forza che permea la materia dall’interno. Lo spirito come principio di libertà creatrice.
Cosa si intende con “etica”? A cosa mira la conoscenza etica? La sofferenza psichica e fisica come punto di partenza della ricerca etica. Come funzionavano le scuole filosofiche antiche? Cosa accomuna la visione aristotelica alle altre scuole ellenistiche? Cosa significa “filosofia in pratica”?
Il testo dell’intervista BBC del 1959 La storia della sua vita. Il rapporto con i genitori e con Freud. Il tema della guerra e le aspirazioni dell’umanità contemporanea. Jung parla di sé a tutto campo. Un testo di grandissima attualità.
La monade di Leibniz come “punto forza”. Le relazioni tra monadi. Una visione alternativa a quella materialista predominante. Esempi tratti dalla fantascienza e da altre concezioni del mondo (taoismo).
Il periodo della Controriforma: luci e ombre. La Roma dell’età controriformistica. Il Concilio di Trento. I nuovi ordini (cappuccini, gesuiti). Indice dei Libri proibiti e Santa Inquisizione. I processi illustri. La repressione dei devianti: la caccia alle streghe. Il Ghetto di Roma.