Pubblicato in: amore filosofico

L’imperatore e il cane


L’imperatore Yudhistira e i suoi fratelli Pandava, divenuti vecchi, abbandonano agi e ricchezze per ritirarsi in meditazione nella foresta, in attesa di entrare nella dimora celeste.
Sul sentiero – sempre più impervio – uno dopo l’altro i suoi fratelli si abbandonano ad una morte dolce. Oppresso dal dolore e consapevole della fine imminente, Yudhistira continua la sua ascesa insieme ad un cane che gli è rimasto accanto sin dall’inizio del viaggio.
Quando l’imperatore giunge alla vetta del Kailash – il monte sacro – la porta, dove entrano solo gli eroi, coloro che hanno messo fine alle esistenze terrene, si apre; Indra e tutti gli dei appaiono nella luminosità del mondo ultraterreno.
“Tu che sei stato il più giusto degli uomini”, dice Indra sorridendo, “vieni, entra con me in questa dimensione dove dimenticherai ogni peso delle tue passate esistenze”.
Yudhistira accenna al cane di precederlo, ma il dio lo ferma. “Lascia quel cane…” gli dice, “non può entrare con te. Lascialo qui, non vi è nulla di crudele in questo”.
“Nulla?” obietta Yudhistira. “Dovrei abbandonare qui solo e sperduto questo essere che si è affidato a me?”
“E’ solo un cane” replica il dio, sempre sorridente, “lascialo alla sua vita, quale che sia. Tu sei già al di là di tutto questo”.
“Ma non sono al di là della mia coscienza: il suo abbandono offuscherebbe la serenità che tu mi prometti”.
Nel momento stesso in cui Yudhistira, dopo l’ennesimo rifiuto, si china ad accarezzare il suo ultimo compagno, quasi ad assicurargli che non lo abbandonerà, l’animale si trasforma in luce, ed egli si trova dinanzi suo padre Dharma (Giustizia) che gli dice: “Nessuno potrà mai eguagliarti dopo questa prova, figlio mio. Oggi hai dimostrato agli uomini e agli dei che ogni vita, in quanto tale, è sacra e sacri e indissolubili sono i legami fra tutte le creature viventi, legami di compassione e di aiuto che nessuno deve ignorare o dimenticare mai”
Così l’imperatore e il dio, che si era fatto cane per mettere alla prova le virtù del figlio, entrano insieme nel fulgore dell’immortalità.

Dal Mahabharata

Autore:

Ho studiato filosofia presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e mi sono laureato nel 1990, relatore il prof. Gabriele Giannantoni, con una tesi in storia della filosofia antica intitolata "Vivere significa morire: analisi di alcuni frammenti eraclitei". Sono socio della SFI - Società Filosofica Italiana di cui curo il sito web. Da alcuni anni mi interesso di Pratiche Filosofiche e Consulenza Filosofica, collaborando con riviste scientifiche del settore, sulle quali ho all'attivo decine di pubblicazioni. Dal 2004 svolgo la professione di Consulente Filosofico e ho promosso una serie di iniziative filosofiche (Caffè Philo, Dialogo Socratico, Seminari di gruppo) aperte al pubblico. Attualmente insegno filosofia e storia presso il Liceo "I. Vian" di Bracciano (Liceo Classico sezione X). Utilizzo la filosofia in pratica sia durante le lezioni ordinarie che in altre "straordinarie" occasioni (passeggiate filosofiche nel bosco, dialoghi socratici a tema, ecc.). A scuola provo a tener aperto uno "sportello" di consulenza filosofica rivolto ai grandi ed ai meno grandi.

Un pensiero riguardo “L’imperatore e il cane

  1. Una dolce favola, commovente, una parabola, parole sagge e illuminate. Io sono qui, il mio cane è andato dopo 17 anni insieme, e mi è rimasto un grande senso di mistero, di qualcosa di incompreso. Il percorso da così vicino si è interrotto, ma è finito? lei mi aspetta, io l’aspetto. Chi era? chi sono?

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