Il problema, in generale, non sono i voti in sé, che devono esserci se non vogliamo che la scuola cessi di avere “valore legale”. Tutto si basa sulla “relazione” tra docente e studente. Ovvero sulle persone in sé e sulla capacità del docente di instaurare e coltivare tale relazione. Il messaggio deve essere, in poche parole, il seguente: «Io e te stiamo dalla stessa parte. Cerchiamo di lavorare insieme affinché il tuo percorso di studio sia il più interessante, produttivo e coinvolgente possibile. I voti sono solo mezzi, segnapunti che servono per fissare alcune linee di valutazione condivisa. L’importante è rendersene conto. Un 4 preso in maniera consapevole può stimolarmi a fare meglio oppure può anche indurmi a riorientarmi. Nessuno di noi sa fare o può fare tutto. Valutiamo la prova, non la persona, che noi amiamo esattamente per quella che è. Impara anche tu ad amarti.»
Il nostro problema principale è la metafisica dilaniante ed alienante del sistema: debiti/crediti, persona-numero, ansia da prestazione dovuta alla contraddizione strutturale tra contenuti valoriali che si dovrebbero insegnare a scuola e l’atroce desertificazione di tali valori nella società civile. Punto. Il sistema neolib continua a propinarci burocrazie, numeri, di più, di più, altri compiti, altre sigle, altre stronzate. Il tempo che dovremmo trascorrere con gli studenti o in funzione degli studenti lo dobbiamo impegnare in una miriade di ridicole burocrazie in cui descriviamo in maniera distorta e compulsiva attività che non avremo poi il tempo di realizzare. Scava e riempi di terra la stessa fossa. Il merito si misura così: le mancette si prendono grazie a questa abilità automortificante nel produrre cartacce elettroniche fatte di niente montato su niente. Scrivere un libro o un articolo scientifico per il sistema è merda. Merda pericolosa, peraltro. Potrebbe indurre qualcuno a pensare.
Non ci sono altri modi di fare scuola se non in termini “resistenziali”. Provare a tutti i costi a mantenerci umani e consapevoli della nostra umanità in un oceano di idiotismo disumanizzante. Provare a sfruttare tutte le disconnessioni e fessure che il sistema ci lascia. Coinvolgere i ragazzi in questa attività ormai rivoluzionaria e antisistema espressa dal verbo “studiare”, studiare cose vive, studiare per dare valore alla vita e a se stessi, studiare e basta.
Non potrei essere più d’accordo
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Caro Francesco, concordo in pieno!
Sembra proprio che i nostri amati (?) burocrati vogliano allontanarci – parlo come modesto docente – dalla sostanza della cosa, ovvero provare a trasmettere, in un rapporto il più possibile paritario, quella ‘scintilla di fuoco’ che sorge, come diceva qualcuno, lentamente, ma una volta che inizia ad ardere non si spegne più. La burocrazia, le cartacce, ormai infinite, sembra che vogliano spegnere sul nascere questo ‘fuoco’. E noi docenti spesso siamo dei servitori pedissegui. Ti giuro che ci sono colleghi che si beano nel controllare circolari, eventi on line, progetti senza nessuna valenza formativa, PCTO che…, PON fatti per… Il top è stato raggiunto, credo, nel periodo pandemico dove anche le chat su whatsapp impegnavano tutti i giorni della settimana, a tutte le ore! Ed è rimasto il vizio…
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