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Impariamo a pensare criticamente (e a difenderci) con la logica stoica (Crisippo)


Se ben meditati ed applicati all’attualità, i principi della logica stoica ci consentono di difenderci dalle trappole dei bias cognitivi e dalla manipolazione della propaganda

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Aristotele – L’arte del ben pensare (logica, sillogismo)


Quali sono i principi della logica aristotelica? Come funziona il sillogismo? Quante diverse figure di sillogismo si danno? Che differenza c’è tra un ragionamento scientifico e un discorso retorico?

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Il decalogo della logica (spiegato in modo semplice)


Breviario delle principali fallacie logiche utilizzate per turlupinarci…

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Aristotele – Dalla teologia alla logica


Aristotele – Dalla teologia alla logica

Dove si parla di dio, di come funzionano le strutture della nostra mente, ma anche di bioetica, di paleoantropologia, di animali esotici e di altre meraviglie quotidiane con ragazze/i che sanno ancora meravigliarsi…

Pubblicato in: filosofia

Parmenide – La rivelazione – La stessa cosa è pensare ed essere


[15_3] Video lezione di filosofia per le classi terze del liceo – Parmenide: L’essere è e non può non essere. la stessa cosa sono pensare ed essere – Testi: https://francescodipalo.wordpress.com/2020/09/05/parmenide-la-rivelazione-la-stessa-cosa-e-pensare-ed-essere/Si veda ancheIn particolare

I principi della logica

La dimostrazione è quel ragionamento che porta da premesse assunte come vere a una conclusione vera grazie a un processo inferenziale codificato da alcune regole, le regole della deduzione.

La logica è quella disciplina che ha individuato e definito queste regole. Essa prende le mosse dalla logica classica, che ha avuto inizio con i lavori di Aristotele (IV sec. a.C.) ed è stata perfezionata in epoca medievale – e che chiameremo logica classica aristotelico-medievale.

Solo a fine XIX sec., in particolare grazie ai lavori di Gottlob Frege, essa ha raggiunto la forma tuttora considerata – chiameremo questa formulazione logica classica fregeana logica formale.

Vi sono significative differenze tra i due approcci, ma in entrambi i casi si tratta di una logica estensionale a due valori di verità, vero o falso, in cui il valore di verità di un enunciato composto dipende dal valore di verità degli enunciati componenti.

I tre principi della logica classica

Si deve ad Aristotele la piena comprensione dell’importanza di tre principi del nostro ragionare: il principio di identità, di non-contraddizione e del terzo escluso.

  1. Il principio di identità afferma che dato A, A è A. Tale principio non è formalmente presente negli scritti aristotelici, ma da Parmenide (VI-V sec. a.C) agli stoici (III sec. a.C.) a Duns Scoto (XIII sec.) rappresenta la versione logica del fatto che, nel ragionare corretto, il significato dei termini deve mantenersi che costante.
  2. Il principio di non-contraddizione sostiene che, in un enunciato, non si può affermare e negare un predicato del soggetto, nello stesso tempo e nello stesso senso. Non possiamo dire che Mario è più grande di Giovanni e, contemporaneamente, dire che non lo è. Potremmo farlo solo se cambia la relazione temporale (crescendo un domani Giovanni diventa più grande di Mario) o il senso attribuito al termine (Mario non è più grande di Giovanni intendendo ‘ grande’ come maturo, e non come alto). Aristotele lo esprime che così: «È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e nella medesima relazione» (Metafisica IV, 1005b, 19-20).
  3. Il principio del terzo escluso afferma che in un sistema a due valori, Vero e Falso – com’è la logica estensionale che stiamo trattando – un enunciato è vero o è falso: una terza possibilità è esclusa. Si tratta di un principio utile per dedurre una conclusione, diciamo A, dimostrando che il suo opposto (non-A) è contraddittorio. Sono di questo tipo tutte le dimostrazioni per assurdo, come vedremo fra breve.

Questi tre principi sono in realtà riconducibili l’uno all’altro, almeno nel significato che assumono nella logica estensionale moderna. Tuttavia, considerandoli nel modo con cui la tradizione aristotelico-medievale ce li ha consegnati, possiamo sostenere che essi svolgono funzioni diverse nella che costruzione del ragionamento corretto. Il principio di identità serve a rendere stabile il significato dei termini presenti negli enunciati, il principio di non-contraddizione serve a che costruire enunciati coerenti tra loro e il principio del terzo escluso serve a comporre nel ragionamento enunciati coerenti tra loro.

[da http://www.argomentare.it/logica/i-principi-della-logica]

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Stoicismo antico – Fisica, gnoseologia, etica e pratica filosofica


Audio-lezione di filosofia per le classi terze dei licei – Stoicismo antico, Zenone, Crisippo, Cleante, fisica, Logos, Pneuma, Fuoco, Provvidenza, Logica, Gnoseologia, Etica, enkrateia, apatheia, atarassia, – Testo in: https://francescodipalo.wordpress.com/2020/04/13/stoicismo-esposizione-completa-a-cura-del-prof-francesco-dipalo/ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/
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Il decalogo della logica


decalogo dello schermitore

  1. Non attaccare la persona, ma le sue argomentazioni.

L’uso del cosiddetto “argumentum ad hominem”, una figura retorica nota sin dall’antichità, dovrebbe essere bandito da qualsivoglia dialogo scientifico o filosofico. È pretestuoso provare a confutare gli altrui argomenti puntando il dito sul comportamento in pubblico del proprio interlocutore o, peggio ancora, su fatti privati.

  1. Non deformare o ingigantire l’argomento di una persona per attaccarlo meglio.

Evitare il cosiddetto “argomento fantoccio”: occorre rimanere entro i limiti del detto, senza stravolgere le argomentazioni del proprio interlocutore, spostandole in altri contesti o ampliandole a dismisura la validità.

  1. Non usare il particolare per rappresentare il generale.

Evitare la “generalizzazione affrettata”: non si può indurre da uno o da pochi casi particolari un’affermazione tendenzialmente universale.

  1. Non sostenere la tua argomentazione dando per scontato che una o più premesse siano vere.

Evitare la cosiddetta “petizione di principio” (o “circulus in probando”): non si può supportare una tesi mediante ripetizione della tesi stessa con parole diverse. Conclusione e premesse devono essere ben distinte.

  1. Non sostenere che ciò che è accaduto prima sia per forza causa di ciò che accade in seguito.

Ovvero il cosiddetto post hoc, ergo propter hoc: due fatti in successione cronologica non sono necessariamente collegati da un nesso causale.

  1. Non ridurre il tuo argomento a due sole possibilità estreme, bianco o nero.

Ovvero la cosiddetta “falsa dicotomia” che consiste nel ridurre capziosamente le possibilità di scelta a due sole messe tra loro in contrapposizione, senza tener conto dell’ampia zona di “grigio” che contraddistingue il reale (soggettivo ed oggettivo).

  1. Non sostenere che un’argomentazione è vera solo perché non ti dimostrano che è falsa o viceversa.

Evitare il cosiddetto “argomentum ad ignorantiam”: nessuna ricerca ha il carattere della definitività. Il fatto che sinora non si è potuto stabilire con certezza una determinata tesi, non implica che essa sia necessariamente falsa.

  1. Non far ricadere l’onere della prova su chi contesta la tua tesi.

L’“onere della prova” ricade sempre su colui che sostiene una tesi, non su chi la mette in discussione. Il fatto che il mio interlocutore non riesca a confutare la mia tesi con argomenti convincenti non significa che la mia tesi sia necessariamente vera.

  1. Non sostenere che da “questo” derivi “quello” quando manca una precisa connessione logica.

Ovvero la fallacia denominata “non sequitur”: i due elementi che si mettono in relazione devono essere logicamente collegati tra di loro e riferirsi allo stesso ambito di significati, non basta l’analogia o la successione cronologica.

  1. Non affermare che, siccome una premessa è assai popolare, essa sia necessariamente vera.

Guardati dal cosiddetto “argumentum ad judicium” o “argumentum ad populum”: il fatto che una tesi sia molto popolare o sia sostenuta dai più non significa affatto che sia vera.